La riforma degli incentivi alle imprese sarà un contenitore da riempire di risorse. Su questa base partirà un lavoro che richiederà ancora qualche mese per arrivare all'entrata in vigore del nuovo corso, previsto per il 2012. Alla bozza di decreto legislativo è allegato un elenco di 25 tra leggi, singoli articoli o commi che vengono abrogati.
I fondi che ne deriveranno, laddove le norme risultino ancora finanziati, confluiranno in un «Fondo unico per gli interventi di sostegno del sistema produttivo» che sarà alimentato anche dalle risorse Fas che saranno assegnate dal Cipe allo Sviluppo economico (85% al Sud e 15% al Centro-Nord).
L'elenco delle norme abrogate va da misure ormai vive solo per la burocrazia a strumenti su cui invece negli anni scorsi il governo aveva deciso di puntare.
Tra questi ultimi, va citato il programma Industria 2015 per il sostegno a progetti di innovazione tecnologica. Nella lista delle cancellazioni c'è spazio poi per il fondo per il credito agevolato al settore industriale, il fondo per la ristrutturazione e riconversione industriale per imprese manifatturiere ed estrattive, le agevolazioni per la ricerca mineraria, i centri per lo sviluppo dell'imprenditorialità al Sud, gli incentivi per la riconversione delle imprese che utilizzano amianto, gli aiuti per la ristrutturazione delle imprese di armamenti.
Stop anche alle misure urgenti per la realizzazione di strutture turistiche e agli incentivi per le fonderie.
Vanno in soffitta vecchi strumenti come il patto territoriale, il contratto di programma, il contratto d'area, che sono stati ormai sostituiti dai contratti di sviluppo. Cancellate poi una serie di norme che si potrebbero definire di "antiquariato", superate dagli eventi ma rimaste paradossalmente attive.
È il caso, ad esempio, delle misure urgenti per la realizzazione di strutture turistiche in vista dei mondiali di calcio del 1990.
Stessa sorte per due vecchie norme che istituivano altrettanti Fondi unici per gli incentivi, antesignani (senza grande successo) di quello che tornerà nel 2012. Soppresse anche le norme sul vecchio credito di imposta per la ricerca e su quello a favore del commercio elettronico.
Va detto che la riforma degli incentivi ha avuto una gestazione lunghissima (la delega al governo è del 2009).
Diversi i rilievi mossi dall'Economia, che solo nell'ultimissima versione del testo avrebbe ottenuto l'inserimento del concerto per la redazione sia del programma triennale sia di quello annuale per gli interventi da attuare. Il riordino riguarda solo gli incentivi gestiti centralmente dal ministero dello Sviluppo economico sebbene si preveda di favorire la compartecipazione finanziaria delle Regioni (titolari attualmente della maggior parte degli strumenti incentivazione). L'articolo 2 dello schema di decreto legislativo prevede, in particolare, che gli «interventi congiunti dello stato e delle regioni siano definiti attraverso la stipula di accordi di programma».
Il riordino prevede una riserva del 50% delle risorse in favore delle pmi. Tre le categorie di incentivi. La prima dovrebbe rilanciare il credito di imposta per investimenti di piccola taglia (la soglia verrà stabilita solo successivamente).
Tempi di conclusione previsti: 30 giorni per gli accertamenti relativi alla concessione delle agevolazioni e per quelli relativi all'erogazione. Il mosaico si completerà con procedure valutative e, nel caso di investimenti di grandi dimensioni, procedure negoziali.
IL SOLE 24 ORE
I fondi che ne deriveranno, laddove le norme risultino ancora finanziati, confluiranno in un «Fondo unico per gli interventi di sostegno del sistema produttivo» che sarà alimentato anche dalle risorse Fas che saranno assegnate dal Cipe allo Sviluppo economico (85% al Sud e 15% al Centro-Nord).
L'elenco delle norme abrogate va da misure ormai vive solo per la burocrazia a strumenti su cui invece negli anni scorsi il governo aveva deciso di puntare.
Tra questi ultimi, va citato il programma Industria 2015 per il sostegno a progetti di innovazione tecnologica. Nella lista delle cancellazioni c'è spazio poi per il fondo per il credito agevolato al settore industriale, il fondo per la ristrutturazione e riconversione industriale per imprese manifatturiere ed estrattive, le agevolazioni per la ricerca mineraria, i centri per lo sviluppo dell'imprenditorialità al Sud, gli incentivi per la riconversione delle imprese che utilizzano amianto, gli aiuti per la ristrutturazione delle imprese di armamenti.
Stop anche alle misure urgenti per la realizzazione di strutture turistiche e agli incentivi per le fonderie.
Vanno in soffitta vecchi strumenti come il patto territoriale, il contratto di programma, il contratto d'area, che sono stati ormai sostituiti dai contratti di sviluppo. Cancellate poi una serie di norme che si potrebbero definire di "antiquariato", superate dagli eventi ma rimaste paradossalmente attive.
È il caso, ad esempio, delle misure urgenti per la realizzazione di strutture turistiche in vista dei mondiali di calcio del 1990.
Stessa sorte per due vecchie norme che istituivano altrettanti Fondi unici per gli incentivi, antesignani (senza grande successo) di quello che tornerà nel 2012. Soppresse anche le norme sul vecchio credito di imposta per la ricerca e su quello a favore del commercio elettronico.
Va detto che la riforma degli incentivi ha avuto una gestazione lunghissima (la delega al governo è del 2009).
Diversi i rilievi mossi dall'Economia, che solo nell'ultimissima versione del testo avrebbe ottenuto l'inserimento del concerto per la redazione sia del programma triennale sia di quello annuale per gli interventi da attuare. Il riordino riguarda solo gli incentivi gestiti centralmente dal ministero dello Sviluppo economico sebbene si preveda di favorire la compartecipazione finanziaria delle Regioni (titolari attualmente della maggior parte degli strumenti incentivazione). L'articolo 2 dello schema di decreto legislativo prevede, in particolare, che gli «interventi congiunti dello stato e delle regioni siano definiti attraverso la stipula di accordi di programma».
Il riordino prevede una riserva del 50% delle risorse in favore delle pmi. Tre le categorie di incentivi. La prima dovrebbe rilanciare il credito di imposta per investimenti di piccola taglia (la soglia verrà stabilita solo successivamente).
Tempi di conclusione previsti: 30 giorni per gli accertamenti relativi alla concessione delle agevolazioni e per quelli relativi all'erogazione. Il mosaico si completerà con procedure valutative e, nel caso di investimenti di grandi dimensioni, procedure negoziali.
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