Il mondo delle imprese contribuirà al pareggio di bilancio con oltre 2,397 miliardi di euro. Che potrebbero diventare anche 4,4 miliardi quando (e se) scatterà il taglio lineare delle agevolazioni Ires del 5 e del 20%.
E questo è solo il saldo del 2014 prodotto dalle principali misure introdotte dalla manovra approvata. Già da quest'anno, infatti, il conto si farà subito pesante per le imprese che, senza l'effetto tagliola sulle agevolazioni fiscali (il primo taglio del 5% scatterà dal 2013) dovranno versare 618 milioni di euro, di cui 544 dovuti per il riallineamento dei valori civili e fiscali relativi all'avviamento e alle altre attività materiali.
Nel 2012 il conto per società piccole e grandi sfiorerà il raddoppio con oltre 1,2 miliardi di euro attesi dall'Erario. A far lievitare il conto sarà l'aumento dell'Irap per banche e assicurazioni che dovranno versare nelle case dello Stato 888 milioni di euro. A questi se ne aggiungeranno altri 126 milioni dovuti dai concessionari che, dopo il passaggio della manovra al Senato, si sono visti aumentare l'Irap dello 0,3% in luogo dei limiti alla deducibilità degli ammortamenti finanziari.
Le principali misure della manovra, dunque, conti alla mano finiscono per aumentare la pressione fiscale sulle imprese. «L'approvazione della manovra - ha sottolineato il presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia - è un passaggio fondamentale per il Paese in un momento difficile come questo, ma si poteva fare di più sui tagli alla spesa pubblica, fare meno aumenti di tasse».
A destare più di una preoccupazione è l'incognita del taglio delle agevolazioni.
Complessivamente le agevolazioni Ires oggi ammontano a 10,3 miliardi di euro e l'effetto di un'eventuale riduzione lineare, costerebbe 515 milioni nel 2013 e poco più di 2 miliardi nel 2014.
La fetta più cospicua dei bonus fiscali e che potrebbe finire nella tagliola è il cuneo fiscale che oggi consente alle imprese di risparmiare complessivamente 4,5 miliardi.
Forti perplessità sono emerse anche sulla riforma degli ammortamenti di beni materiali e immateriali.
Un restyling atteso dal 1988 e che ora il Governo propone in salsa comunitaria.
Ma, come recita la stessa relazione tecnica, «in ogni caso i nuovi coefficienti di ammortamento previsti garantiranno un effetto positivo sul gettito non inferiore a quanto stimato», ovvero 1,312 miliardi per il 2014 e 750 milioni dal 2015.
La semplificazione annunciata e attesa dalle imprese da oltre 23 anni dovrebbe attuarsi secondo lo schema del pooling, ovvero prevedendo l'individuazione di macro-categorie di beni cui applicare un solo coefficiente di ammortamento.
I nuovi valori saranno applicati sia ai beni di nuova acquisizione sia allo stock dei beni già posseduti e parzialmente ammortizzati.
In sostanza come prevedono le regole dettate da Bruxelles, saranno individuate attività ammortizzabili individualmente, in base alla vita utile e a quote costanti, e attività ammortizzabili cumulativamente, come detto con aliquota unica di ammortamento.
A pesare sulle piccole e medie imprese ci saranno anche le novità in materia di studi di settore. Si tratta di misure volute dall'amministrazione finanziaria per rendere più efficace lo strumento degli studi di settore anche ai fini dell'accertamento, ma che alla fine graveranno sul sistema produttivo per 375 milioni nel 2014 e poco meno nel 2013.
Oltre all'aumento della sanzione per omessa presentazione del modello per la comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell'applicazione degli studi di settore, a preoccupare le imprese è la norma che consentirà l'accertamento induttivo nei casi di omessa o infedele indicazione di specifici dati, così come l'eliminazione dell'obbligo dell'amministrazione di evidenziare, nella motivazione dell'atto di eventuale rettifica, le ragioni che inducono l'ufficio a disattendere le risultanze degli studi di settore.
Nel conto complessivo, infine, non si potrà non tener conto degli effetti che dal 2012 produrrà la stabilizzazione degli aumenti dell'accisa sulla benzina: imprese e cittadini saranno chiamati a pagare un caro carburanti da 2 miliardi di euro.
Fonte: IL SOLE 24 ORE - Marco Mobili