Il Lussemburgo non è poi così lontano dall'Italia. Almeno per oltre 56 mila piccole e medie imprese che dal 2006 a oggi hanno beneficiato dei finanziamenti della Bei, la Banca europea per gli investimenti, che nel Granducato ha il suo quartier generale.
Passata la tempesta, da scudo anti-crisi l'istituto punta a diventare il traghettatore verso il rilancio e la crescita delle Pmi con nuove formule di intervento ritagliate su misura per loro, come linee di credito dedicate alle reti d'impresa o a chi decide di giocare la partita dell'innovazione.
«Nel 2008 il Consiglio Ecofin ci ha chiesto di intensificare gli sforzi per aiutare le Pmi a fronteggiare la crisi. L'emergenza sta rientrando, ma il sostegno alle piccole e medie imprese resterà una delle nostre priorità».
A illustrare bilancio e nuove strategie dell'istituto è Dario Scannapieco, 44 anni, dal 2007 vicepresidente della Bei dopo numerosi incarichi di spicco al ministero dell'Economia e delle Finanze.
Nel 2009 e nel 2010 la Bei ha fatto il pieno di interventi per le Pmi italiane. La tendenza sta proseguendo anche quest'anno?
Da gennaio a fine maggio sono andati alle piccole e medie imprese italiane 1,3 miliardi di euro: attraverso i 34 gruppi bancari partner abbiamo finanziato 7.200 aziende.
L'Italia è al primo posto per le risorse destinate alle Pmi, che rappresentano il 25-30% del totale europeo.
Così se dopo lo sforzo intensivo dell'emergenza l'ammontare totale dei finanziamenti della Bei è destinato a tornare ai livelli pre-crisi, secondo le nostre stime le risorse per le Pmi italiane rimarranno invece intorno alla media degli ultimi tre anni, tra i 2 e i 2,5 miliardi di euro.
La nostra grande sfida sarà accompagnarle nel percorso di crescita e di apertura verso nuovi mercati.
Quali sono i finanziamenti più apprezzati dalle Pmi italiane?
Negli ultimi tempi stanno raccogliendo consensi le linee di credito destinate a progetti nel settore dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili.
Se si guarda però all'ammontare medio finanziato, che supera di poco i 200mila euro, si comprende che spesso le risorse servono per acquistare i macchinari o il capannone. Per questo lavoriamo anche con le società di leasing dei gruppi bancari.
Accanto ai finanziamenti classici lo scorso anno, per la prima volta in Italia, abbiamo sottoscritto un'operazione bancaria garantita (covered bond). Vi è poi un effetto a cascata: i finanziamenti per le grandi imprese spesso hanno un impatto positivo anche per tutto l'indotto, dove la presenza delle Pmi è particolarmente rilevante.
Com'è cambiato il sostegno ai "piccoli imprenditori" prima e dopo la crisi?
Nella fase di emergenza abbiamo allargato l'eligibilità e perfezionato i tipi di intervento. Oggi, per esempio, il capitale circolante delle imprese è finanziabile. Stiamo anche studiando nuove formule, con la collaborazione della Commissione Ue o ritagliate su misura sulla specificità dell'Italia.
Quali? Può citare alcuni esempi?
In vista delle prospettive economiche dell'Unione europea per il periodo 2013-2020, dove sarà prevista una corsia preferenziale per le Pmi, stiamo cercando di sviluppare prodotti per finanziare innovazione, Ricerca e sviluppo con un sistema di risk sharing con le banche.
Rispetto al modello tradizionale in cui la Bei finanzia gli istituti di credito a tassi agevolati e, questi, a loro volta erogano prestiti alle imprese, in questo caso la nostra esposizione sarebbe diretta e condivisa alla pari con le banche. Stiamo valutando progetti-pilota che vanno in questa direzione.
A quali misure state invece pensando per cogliere la specificità delle imprese italiane?
Stiamo ragionando per trovare la modalità utile a sostenere le reti d'impresa, con linee di credito dedicate.
Le riteniamo uno strumento chiave per crescere, adatto al tessuto italiano fatto di imprese familiari che uniscono le forze per ridurre i costi senza rinunciare alla proprietà.
A che punto è invece il progetto di un'alleanza con il Fondo italiano di investimento guidato da Marco Vitale e Gabriele Cappellini? Che cosa può insegnare il Fei, il Fondo europeo degli investimenti, braccio finanziario della Bei, al neonato strumento italiano?
Stiamo finalizzando la partnership e tra breve potrebbero arrivare novità.
Lavoriamo a un progetto congiunto per una condivisione degli standard.
Il Fei può portare la sua esperienza come fondo di fondi in investimenti in capitale di rischio, ma anche come garante delle operazioni a favore delle Pmi.
La collaborazione consentirà alla Bei di comprendere meglio la realtà italiana.
Il mese scorso Confindustria e Abi hanno fatto appello alla Commissione Ue per tenere conto della specificità delle Pmi nell'applicazione delle nuove regole di Basilea 3. In un momento di restrizione del credito la Bei ha contribuito a mantenere aperti i rubinetti per le piccole e medie imprese. Siete preoccupati per il nuovo scenario?
La preoccupazione c'è da parte di tutti e il tema ci coinvolge, ma il messaggio è chiaro: la Bei c'è e continuerà a sostenere le imprese.
Fonte: IL SOLE 24 ORE - Chiara Bussi
Fondi Bei alle reti d'impresa

Italia al primo posto per risorse alle PMI
05/07/2011 12:03 commenti (0)