Il factoring continua a crescere e lavora come motorino d'avviamento della ripresa economica.
Secondo i dati dell'associazione di categoria Assifact, nel 2010, l'attività di gestione dei crediti ceduti dalle aziende ha messo a segno un aumento del 15% rispetto ai dodici mesi precedenti, portando il turnover (volume totale di crediti oggetto di cessione) a 137 miliardi di euro con una tendenza che appare ancora in accelerazione: i primi dati relativi a gennaio dimostrano infatti un'impennata superiore al 30 per cento.
In aumento anche i finanziamenti erogati, che lo scorso anno sono risultati in progresso del 17% superando quota 39 miliardi di euro.
"Il factoring è un anticipatore della ripresa economica - ha spiegato Alessandro Carretta segretario generale di Assifact e professore di economia degli intermediari finanziari all'Università Tor Vergata di Roma - perché fa vedere i primi segnali quando ancora altri strumenti, come il credito bancario, non si sono attivati; è un po' come se fosse il motorino di avviamento della ripresa. Le stesse banche nostre associate stanno spostando le proprie attività sul factoring, perché in questo momento di ripresa del ciclo serve meglio le imprese ed è meno rischioso".
Il livello di rischio è ben rappresentato dal costo di questo strumento: "se è vero che il costo di un'operazione creditizia incorpora anche i rischi - ha continuato Carretta - il factoring ha un costo medio inferiore a quello di altri prodotti finanziari. I tassi hanno raggiunto ormai livelli davvero bassi".
Per fare un esempio, secondo Assifact, nel terzo trimestre 2010 il tasso delle operazioni di factoring si situava in una forbice compresa fra i 3,5 e il 5,4%, mentre le aperture di credito in conto corrente superavano il 9%.
"Si tratta però di un prodotto complesso che rispetto ad altri strumenti, come il leasing, risulta più difficile da capire - ha affermato il segretario di Assifact - e sulla sua diffusione pesa in parte un problema di cultura finanziaria".
La ripartizione regionale e settoriale infatti non è omogenea: se si guarda alle aziende cedenti, un terzo del monte crediti si concentra nella sola Lombardia, mentre, considerando il monte crediti totale, fra i comparti produttivi prevale il settore industriale manifatturiero.
Rispetto ai debitori ceduti, invece, è significativa (pari al 30%) la quota della pubblica amministrazione.
"Il factoring, a differenza di altri paesi, in Italia è meno ciclico anche perché accanto alla componente finanziaria è sviluppata anche la componente di servizi e gestione - ha concluso infine Carretta - per cui ci aspettiamo che il settore continui a crescere anche nel 2011. Certo non ai livelli dei primi mesi visto che si rimetteranno in moto anche i crediti bancari".
IL SOLE 24 ORE - Giovanni Vegezzi